Quinto Ennio Taranto

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Taranto: la città dei Due Mari

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Foto di Taranto

alba sullo Stadio Erasmo Iacovone tramonto sul Castello Aragonese di Taranto Ponte Girevole di Taranto Ponte Punta Penna di Taranto panorama Taranto

panorama Taranto Lungomare di Taranto Lungomare di Taranto Litoranea di Taranto Litoranea di Taranto

Piazza Maria Immacolata di Taranto Piazza della Vittoria di Taranto Piazza della Vittoria di Taranto Monumento ai Marinai di Taranto Monumento ai Marinai di Taranto

Palazzo degli Uffici di Taranto Taranto by night Taranto by night Taranto by night Taranto by night

Taranto by night Taranto by night Taranto by night Taranto by night



Storia di Taranto

Taranto, che prendeva il nome dall’omonimo eroe, sorse verso il 700 a.C. ad opera di coloni spartani, i Parteni guidati secondo la tradizione da Falanto, in territorio messapico, sul sito di un insediamento miceneo, risalente probabilmente al XIV sec. La felice posizione geografica, adatta alla difesa come ai commerci, con alle spalle il Mare Piccolo, pescoso e ricco di conchiglie da porpora e una fertile campagna, offrì le premesse per il suo sviluppo economico e politico.
La sua prosperità, anche culturale, accompagnata dall’egemonia su Metaponto e la pianura di Siri, raggiunse il culmine con il filosofo Archita, che influì fortemente sulla sua amministrazione (prima metà del IV sec.). Taranto allora divenne uno dei più grossi centri industriali (manifatture tessili, ceramiche, pescherie) e commerciali del tempo (lungo l’Adriatico fino alla valle del Po’), la cui zecca coniava in notevole quantità monete d’oro. Sempre minacciata dalle genti dell’entroterra, per difendersi Taranto aderì alla Lega italiota che volle avesse sede nella sua colonia di Eraclea.
D’altro canto, sempre più restii a combattere personalmente, i Tarentini ricorsero in misura via via crescente all’aiuto mercenario di sovrani greci: prima ad Archidamo III da Sparta, che fu sconfitto da Messapi e Lucani a Manduria (338 a.C.), poi ad Alessandro I il Molosso, re dell’Epiro, trasformatosi in competitore pericoloso (333 circa - 330 a.C.), quindi a Cleonimo, figlio di Cleomene II di Sparta, rivelatosi ben presto superbo e insopportabile (303 - 302).
Il ricorso alle armi straniere si ripetè in proporzioni maggiori con Pirro, re dell’Epiro, quando la città venne a conflitto con Roma, accusata di aver violato un precedente accordo per aver inviato in aiuto a Turi dieci navi da guerra al di là del Capo Lacinio (282). L’intervento fallì con la disfatta di Maleventum (Benevento, 275 a.C.), che indusse Pirro a rientrare in patria, lasciando un presidio a Taranto, che dopo un lungo assedio fu costretta alla resa dal console Lucio Papirio Cursore (272) e annoverata tra le città federate.
Rimasta fedele durante la prima guerra punica, si diede ad Annibale nel corso della seconda (213), ma fu riconquistata nel 209 da Fabio Massimo, che l’abbandonò al saccheggio. I danni subiti e la deduzione di una colonia latina nel rivale porto di Brindisi segnarono l’inizio della sua decadenza. I tentativi di ridarle vita di Caio Gracco, con la creazione di una colonia romana (Colonia Neptunia, 123 – 122 a.C.), e più tardi di Nerone, con l’invio di veterani, la trasformarono progressivamente da città greca in una città latina, che conservò, almeno agli inizi dell’Impero, parte dell’antica fama. A Taranto nel 37 a.C. Ottaviano e Antonio, per intercessione di Ottavia, rinnovarono il secondo triumvirato.
Le invasioni dei Barbari non risparmiarono Taranto che subì più volte distruzioni e saccheggi. L'offensiva bizantina contro gli Ostrogoti fu vista con sollievo dalla città, che si diede subito a Belisario (546), il quale ne promosse il ripopolamento e la fortificazione. Ciononostante fu conquistata da Totila nel 549 e soltanto nel 552 potè essere liberata da Narsete. Da allora rimase stabilmente all'Impero d'Oriente eccettuati alcuni periodi di occupazione longobarda nei secc. VII e VIII e araba nei secc. IX e X.
Conquistata dai Normanni di Roberto il Guiscardo (1063), divenne capoluogo di un vasto principato di cui furono titolari numerosi membri della casa d'Altavilla, da Boemondo I (1098) [che però se ne insignorì senza prendere formalmente il titolo] fino a Guglielmo III (1198). Ricostituito dall'imperatore Federico II per il proprio figlio naturale Manfredi (1240), il principato di Taranto divenne nel 1294 appannaggio di Filippo, figlio di Carlo II d'Angiò, ai cui discendenti rimase fino al 1373 allorchè passò ai Del Balzo, a Ottone di Brunswick quarto marito di Giovanna I di Napoli, agli Orsini-Del Balzo, al durazzesco Ladislao il Magnanimo e infine (1463) alla Corona napoletana. A quel tempo il principato comprendeva gran parte della Basilicata, il territorio di Rossano, la Terra d'Otranto, la Terra di Bari e altri luoghi. Dopo un vano tentativo di darsi ai Veneziani (1496), la città fu sottoposta ad assedio da Consalvo di Cordova nel 1501, durante il conflitto franco-spagnolo per il trono di Napoli. Difesa dal principe ereditario, Ferdinando, duca di Calabria, Taranto potè essere espugnata soltanto nel 1502 con abile stratagemma di Consalvo che fece trainare per terra venti galee (navi da guerra lunghe e sottili) entro il Mar Piccolo in modo da poter assalire il castello da due lati e fiaccò la resistenza degli assediati promettendo al duca di Calabria di potersi ritirare impunemente dalla città (promessa che invece non mantenne).
Carlotta d'Aragona, nipote di Ferdinando (condotto prigioniero in Spagna), portò poi in dote il titolo principesco di Taranto al marito Francois de La Trémoille, visconte di Thouars, che lo trasmise ai propri discendenti.
Fortificata dagli Spagnoli, più volte attaccata dai Turchi (in particolare verso la fine del XVII sec.), la città si segnalò durante i moti antispagnoli del 1647-1648 insorgendo contro la nobiltà locale sotto la guida di un oscuro militare, Gian Donato Altamura, nominato capitano del popolo, il quale al ritorno spagnolo finì impiccato.
Conquistata dai Francesi nel 1801, fu ulteriormente fortificata da Napoleone che ne fece una munita base navale contro gli Anglorussi, di stanza rispettivamente in Sicilia e a Cattaro, e nel 1809 la attribuì con titolo ducale al maresciallo di Francia J. A. Macdonald.
Entrata, con la Puglia, a far parte del Regno d'Italia (1861), Taranto vide valorizzata la sua favorevole posizione strategica naturale con la creazione dell'arsenale militare (iniziato nel 1883 su progetti rielaborati dell'ammiraglio Saint-Bon). I lavori per il canale navigabile tra il Mar Grande ed il Mar Piccolo furono ultimati nel 1886; nel 1887 fu inaugurato il ponte girevole e nel 1889 il bacino.
Sede del 3° dipartimento marittimo, Taranto fu durante la prima guerra mondiale la principale base della flotta italiana. All'inizio del secondo conflitto mondiale, nel novembre 1940, la base navale fu improvvisamente attaccata da aerei inglesi che provocarono gravi danni alle unità alla fonda. Il 9 settembre 1943 vi sbarcarono con un'azione di sorpresa reparti inglesi dell'8ª armata. Il 23 settembre a Taranto venne firmato tra l'ammiraglio italiano De Courten e l'ammiraglio inglese Cunningham un accordo in base al quale le forze navali italiane, sotto il controllo del governo Badoglio, entrarono in linea a fianco degli Alleati.

(fonte: enciclopedia Rizzoli-Larousse)






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